martedì 13 aprile 2010

.en regardant le plafon.

Soffermarsi in un momento di pausa. Sentire avvicinarsi un volto dagli occhi solari, notando stupiti il silenzio del suo passaggio; uno scorrere lento e inaspettato porterà ad attenderne la futura assenza per poi riprendere il cammino, spalle al mare. Uno scalino e un altro ancora, voltandosi di tanto in tanto, sapendo di dover trasformare in ricordo ogni passo. Si impressiona così nella mente la dolce atmosfera; Il sibilio del vento fa apprezzare colori e trasparenze mai viste prima, particolari in continua evoluzione. Si alza lo sguardo prima, per poi sentire la pesantezza di alcune croci sporgere accanto al lampione e, subito distratti, sentirsi osservati dal nulla.




Accompagnare finestrelle vuote, individuando la via che riporterà da chi avanti a sè, preferì orizzonti azzurri e granelli di sabbia.


Guardare il lago dalla stretta e lunga terrazza e i suoi riflessi accecare la vista. Il calore coccola e, spesso, si ha compagnia. Piccoli esseri riempiono luoghi e spazi invisibili.

Nascono allegria e spensieratezza all’ordine del giorno, incontri fugaci di gente sconosciuta e felice. Inevitabili bevande di vita, cunicoli freschi e interruzioni giocose.

Si scende ai gradini muschiati rincorrendo il pallone, si prende in prestito un remo e, dondolando tra barche e canoe ci si rinfresca ridendo a crepa pelle. Monete bagnate da scambiare in mercatini artigianali, slalom tra sedie di plastica, musicisti goffi e spettacolari su palchi instabili.




Un saluto a chiunque e si risale la gradinata.